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Sfidare la sorte

Inerme ed impaurita, con le braccia alzate in  segno di resa, Valeria  aspettava la fine della sua giovane vita e non era come aveva immaginato. 
Per la prima volta, dopo anni, recitava mentalmente una preghiera raccomandandosi al Signore. 
Quante volte, mentre ballava in discoteca, in preda agli eccitanti che prendeva per avere una “Estasi” che non era certo mistica, aveva fantasticato sul suo futuro e si era convinta che le sarebbe piaciuto fare nuove esperienze in America Latina insieme alla sua amica Stefania, alla ricerca di nuovi mondi impossibili. Quella maledetta estate partirono per il viaggio sognato in una terra per loro del tutto sconosciuta. Adesso tremava di  freddo malgrado il caldo soffocante e la paura regnava sovrana sulla strada che collegava  Santa Fè di Bogotà a Parate Bueno, il villaggio verso cui erano dirette. 
Nei giorni precedenti il funzionario dell'ambasciata, mentre vistava i passaporti, aveva cercato di dissuaderle dall'intraprendere quel viaggio in quanto il luogo dove volevano andare era pericoloso per  la presenza di bande di narcotrafficanti ma loro avevano deciso di sfidare la sorte. 
Adesso erano lì, avevano forzato il posto di blocco istituito da una banda che controllava la strada statale, si erano spinte oltre il limite consigliato e prese dalla paura alla vista di quegli uomini ubriachi ed armati, non si erano fermate. L’inseguimento era stato breve e la loro auto, speronata e buttata fuori strada, bruciava consumando lentamente tra le fiamme ciò che rimaneva  del corpo di  Stefania. Testarde ed impulsive, affamate di libertà ed incapaci di resistere a qualsiasi vincolo di costrizione, stavano pagando con la propria vita la loro incapacità di accontentarsi di una vita normale, di una vita semplice fatta di cose antiche codificate dal tempo. L’amore, l’amicizia, lo stare insieme godendo di quei momenti che la vita ci regala nel corso del suo scorrere. 
Saper godere di “Estasi” vere e non fasulle perdendosi nello sguardo innocente di un bambino o nella profondità infinita di un cielo stellato. Valeria cominciò a piangere perdendo ogni briciolo di speranza sovrastata dalle urla bestiali di quegli uomini ubriachi e fatti di cocaina, era certa che non sarebbe uscita viva da quella vicenda. Gli uomini della banda si avvicinavano a lei, preda inerme ed impaurita, e come la marea inesorabile le furono addosso sommergendola. Mani immonde la lambirono mentre si ritraeva terrorizzata guardando il cielo della Colombia, che non era bello come quello della sua terra. Rivide il volto dei suoi genitori che la scongiuravano di non partire mentre lei con una risata di sfida rispondeva che doveva vivere la vita a modo suo. Cominciarono  ad infierire sul suo corpo con brutalità, incuranti delle sue ferite, e la violarono. 
Piangeva riconoscente quando il buon Dio le concesse di morire facendo si che non sentisse nel corpo e nell'anima l'oltraggio che stava subendo. Sazi, come belve dopo il pasto, gli uomini scaraventarono il corpo della ragazza dentro l'auto che continuava a bruciare, ogni prova della violenza sarebbe stata eliminata ed andarono via ubriachi e fatti di cocaina.

Per gli inquirenti, se mai ci fosse stata un' inchiesta, sarebbe stato un comune incidente d’auto durante il viaggio di due giovani imprevidenti e spericolate alla ricerca di emozioni in luoghi a loro sconosciuti.

Tutto per non aver avuto il coraggio di intraprendere un viaggio, forse più difficile, nelle strade della propria anima che le avrebbe condotte ad una meta più bella, la conoscenza di se stesse. 



Commenti

  1. E' un racconto che agghiacca,ma reale e,quindi,meritevole di profonde riflessioni.
    L'avventura del "Viaggio interiore", ci fa attraversare le incognite di un confronto coi deserti sparsi qua e là,in zone d'ombra che,sicuramente c'attirano quasi come presi da incantamento e, che non vorremmo sentire come nostra materia preferendo alla profondità del cercare,la fugao,o al limite, guardarlo di sfuggita anzichè usare gli arnesi da terra e il bisturi da chirurgo.E vi troviamo i lupi che divorano gli uomini,le streghe,le fattucchiere e i giganti,ma basta voltare l'angolo,per trovare la stesa dei vigneti che ristorano la vista,giardini splendidi con la più svariata specie di fiori e uccelli,un granello di frumento che diventerà una spiga e,più in là (di poco) il Getsemani ad accoglierci col dolore in ogni ramno d'ulivo e, poi persino il boschetto di Glasur dove gli eroi sconfissero la morte.
    Ecco,allora,come il "viaggio interiore" potrà diventare un solo-unico-irripetibile avventura che solo a noi appartiene nella sua SFIDA audace.Mirka

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