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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

Avanti e indietro

Qualche tempo fa ho assistito ad una scena che mi ha fatto stare incazzato per il resto della giornata.  Voi penserete che io sono ripetitivo ma non digerisco che certe persone debbano soffrire ogni minuto ed ogni secondo della loro già faticosa ed umiliante vita. Un uomo infagottato in un cappotto di tipo militare che gli scendeva fino ai piedi e con la testa coperta da un cappello con passamontagna per difendersi dal gelo della notte e dal freddo del mattino era fermo, per riposarsi, mentre guardava sei grandi sacchi di plastica. Ripeto “6 GRANDI” sacchi di plastica che contenevano tutta la sua vita ed i suoi averi.  Ebbene come faceva questo poveraccio a trasportarli? Ne prendeva due e li portava lontano finchè le forze glielo consentivano, poi tornava indietro, poi ne ha presi altri due e li ha trasportati vicino ai precedenti ed infine, sudato ed ansimante ha preso gli ultimi due e li ha portati vicino agli altri. Penso che la sua giornata sia dura giorno dopo giorn

Uomini oscuri

“Ho voglia d’andarmene, d’andarmene in qualche posto dove sia veramente al mio posto, dove m’ingrani… Ma il mio posto non è in nessun luogo; io sono di troppo” dice Sartre nel suo libro ‘La nausea’. Ci sono giorni in cui l’equilibrio è così fragile da permettere che il mondo, così come noi ce lo immaginiamo, si frantumi in tante piccole schegge difficilmente ricomponibili.  Basta una parola sbagliata o un rumore sgradevole o un accadimento imprevisto che ecco, si inizia a provare rabbia, repressione, depressione.  Perchè a volte davanti alle contingenze della vita ci sentiamo vittime incapaci di arginare le perturbazioni anche di un solo breve temporale. Le nostre incapacità probabilmente derivano da una non completa accettazione del mondo o dei valori che ci circondano e spesso quel libero arbitrio di cui andiamo tanto fieri risulta praticamente inutile o inesistente dal momento in cui la nostra vita viene gestita da altri… uomini oscuri che determinano l’andamento del ge

Attesa

Dall’alto. Come dalla cima di un edificio osservo la vita che volteggia tra la folla nell’aria di tutti i giorni mentre un mondo felice, infelice, tiepido, vasto e inesplorato si specchia nell'infinito. . . . . . . . . . . . . . . Io sto al mio posto. Perso tra miriadi di specchi che proiettano, imprigionandola, la mia immagine corrosa dal tempo cerco di capire quanto è grande questa sala da ballo che è il mondo. Succede. Che trame bizzarre, come quelle di un romanzetto da quattro soldi, ti facciano sognare e poi ti svegli e non sai più nemmeno dove sia finito il sogno che prima tenevi imprigionato con le tue mani. Succede. Che riscopri la vita e la ricostruisci ed impari a sorridere in modo diverso e scopri dentro di te delle risorse nascoste dalla polvere del tempo e allora ricominci, in modo diverso. Ecco. Proprio in questo momento accanto a me scopro un piccolo vaso con un fiore, piantato nella sua poca terra, che si sta dischiudendo con il calor

Benvenuti

Blog & Breakfast Benvenuto nel mio blog viaggiatore del web, se sei stanco entra e siediti mentre il tuo cavallo digitale si riposa legato ad un filo masticando energia elettrica.  Guarda il menù e scegli qualcosa da consumare lentamente come se succhiassi una caramella, i prezzi sono modici.  Assapora la pietanza che hai scelto e poi paga il conto, se credi, con un commento. Ciao viaggiatore sconosciuto ti aspetto al tuo prossimo passaggio.

Calcio d'inizio

Fu proprio una data storica il 4 Luglio del 1997, per la terra e per l'universo intero. La sonda Pathfinder, ormai a pochi chilometri dal pianeta rosso, si avvicinava proprio nel giorno in cui sarebbe iniziato il campionato solare di calcio tra pianeti colorati. Su Marte lo stadio, "Rosso di sera", era gremito da migliaia di cybertifosi provenienti da ogni parte del cosmo. Tutto era pronto e le squadre, impazienti, aspettavano che il pallone cadesse dal cielo lanciato dagli astronauti di una navicella orbitante intorno al pianeta.  La palla sarebbe dovuta rimbalzare al centro del campo dove un giocatore l'avrebbe colpita al volo, dando inizio alla contesa. Intanto la sonda americana, accingendosi ad entrare nell'atmosfera marziana, faceva scattare gli automatismi di apertura dei paracadute per rallentare la discesa al suolo. Ecco che a trecento metri di quota gli airbags si gonfiano, la capsula precipita e centra in pieno il campo di gioco con grand

La stella cadente

G loria ammirava incantata lo scorrere del panorama, che si dipanava come un filo, lungo l'itinerario che il treno percorreva per l'ennesima volta. « Guarda anche tu » disse, rivolta al marito, « sembra una cartolina ». Imprigionata nella sedia a  rotelle, malgrado la notte insonne e la sofferenza continua, la donna era riuscita a cogliere il breve attimo che precedeva il sorgere del sole, quando tutto è avvolto in un silenzio irreale. I binari, che in quel momento costeggiavano il mare, sembravano sfiorare le barche dei pescatori che, confuse tra la limpidezza dell'acqua e la prima nebbiolina del mattino, erano come sospese nel vuoto. Gli uomini che le governavano, sereni come chi non ha  nulla da chiedere alla vita, godevano di sensazioni ad altri  precluse. La donna si recava, accompagnata dal marito medico, in un grande centro specializzato per la cura della sclerosi multipla. Il viaggio sarebbe stato lungo un giorno, la meta era Milano.           L'uomo, t

Test

Rapido come una freccia in cerca della preda, il piccolo ago attaccato al pantografo impazzito, attraversava la carta sotto un cielo non stellato e sopra una rotaia computerizzata parallelcurvoperpendicolare conducente verso il nuovo simil abitante dal cuore stanco che si aggirava nella città deserta. L'uomo fuggiva terrorizzato spingendo al massimo la velocità del mezzo con mille battiti ma lo ripresero. Non si era ancora assuefatto alle sembianze degli abitanti di "Città X" che, provenendo dal paralleluniverso confinante bidimensionale, erano ombre astratte ticchettanti. I tre cardiologi, cranioprominenti fisicamente fusi, cercarono disperatamente di attirare l'attenzione dell’uomo, con un cenno dell'unica mano sinistra disponibile,   ma non ci fu verso.  A lui, il suo cuore piaceva e non lo avrebbe barattato.

Stanza

Uomo antico che preghi sommessamente nel silenzio della stanza, mio vicino di letto e di dolore, ragnatele di luce lunare ci avvolgono, io non sono capace di pregare come te. Uomo antico che credi, sommessamente ed umilmente credi, da quel gigante che sei hai l’innocenza di un bambino. Uomo antico che preghi, le tue parole forgiano una preghiera antica che riporta ai tempi di una religiosità profonda, atavica, millenaria e  come un fiume in piena, imponente e devastante nella tua preghiera, tu chiedi fermo e sicuro come una statua fissata sul piedistallo.  Uomo antico che preghi, il tuo viso scolpito nella pelle di roccia, che ha subito millenni di intemperie e vento, ha labbra silenziose che sussurrano una vecchia litania di ringraziamento per il cibo ricevuto. Camere silenziose, persone sole sperdute nella sera siamo fissando il vuoto. Pensieri che vagano, pensieri maligni, pensieri… Camere silenziose, un sospiro, un pianto, una risata, il cenno di un saluto, cuori

Algaria

Cammina verso di me con una strana andatura ondeggiante , come una barca in balia delle onde, va a destra e a manca, quasi assurdo nella sua drammaticità, sembra uno spaventapasseri sballottato dal vento in un campo arido e senza vita. Ha lo sguardo allucinato, la barba lunga e i capelli arruffati come rovi intricati lungo il bordi di un assolato viottolo di campagna. Una busta di plastica in mano, praticamente tutto il suo avere su questo mondo, contenente poche povere cose. L’uomo cerca disperatamente di attraversare la strada, ma inutilmente perché nessuna macchina si ferma, nessuno bada a lui. Zoppica come un animale ferito , si muove tale e quale ad un cane a cui abbiano appena azzoppato una zampa, grottesco nei suoi movimenti che lo portano avanti ed indietro con paura ed indecisione. Penoso, perché praticamente invisibile ai più che affollano il marciapiede come cavalli con i paraocchi. Lo guardo affascinato e penso che nessuno potrà mai osservare fino in fondo la dis

Lilia

Buona festa del papà! «E tu cosa farai adesso?» le chiese. Lo sguardo era dolce all’apparenza, ma celava un’impercettibile sfumatura di sfida che prendeva forma nel tono della sua voce argentina. «Credo proprio che mi siederò sotto quest’albero, oggi» le rispose. «Attenderò che il sole tramonti e sorga ancora, poi mi leverò con lui, e affronterò il mio duello con la vita.» Sorrise. «A domani allora.» P.S. Non so se hai capito che cosa vuol dire quello che ho scritto, ma pensa che Nietzsche ha detto: “Bisogna avere il caos dentro di se per partorire una stella danzante”. Quindi anche se a volte voi credete che io sia questo “caos”, pensate che farò di tutto per mettere al mondo questa “stella danzante” che forse sarà la mia vita e che forse vi farà essere orgogliosi di me! Lilia  Nota: Le parole che avete letto sono la dedica che mia figlia ha scritto nel libro di Andrea Camilleri, “Il colore del sole”, che mi ha regalato in occasione della festa del papà. In q

«Omissis»

“ Una penna o una matita che scorre sulla carta descrive il paesaggio e il paesaggio tende l'orecchio perché il viaggiatore gli piace ed ascolta il linguaggio che lo descrive tratto per tratto. Paesaggio Paesaggio è così che ti vedo ...” Mi tolgo gli occhiali, chiudo il libro di Prévert e guardo il panorama che da qualche minuto si mostra dal finestrino dell’aereo. Bella e piena di grazie è la mia terra mentre la guardo dall’alto, terribile e vendicativa, mentre l’accarezzo con lo sguardo e la sento nell’ombra della mia coscienza. Ecco la Calabria. Da troppo tempo sono mancato e penso che tutto ciò che ho visto nel mio ultimo viaggio alla casa natale è come se lo avessi visto con gli occhi di quando avevo pochi anni e penso che mentre passeggiavo lungo la strada silenziosa dov’era il posto dove sono nato, mi sentivo come un ladro. Ho rubato la mia storia e l’ho nascosta per paura. Ho scritto «omissis» su gran parte della mia vita camminando in equilibrio instabile sulla

L'inutile viaggio di un guardiano distratto

Era pronto, si guardò attentamente nello splendido specchio contornato dalla grande grande cornice dorata, non mancava nulla. Armato di tutto punto, non poteva sbagliare. Con un pugno ruppe lo specchio e si tuffò nella dimensione del Terzo Distretto Temporale attorniato da miriadi di frammneti aguzzi e taglienti. D opo un viaggio durato un giorno, o forse mille anni, l’uomo arrivò alla meta, la fortezza che custodiva tutti i sogni dell’umanità. Osservò soddisfatto l’incredibile panorama che si offriva ai suoi occhi mentre la luce dell’alba, del primo giorno del terzo millennio, faceva presagire che quella mattina sarebbero cambiate le sorti dell’umanità. Con movimenti precisi, dettati dalla lunga esperienza, il viaggiatore consultò una mappa che lo condusse nel luogo prefissato, un blocco di roccia monolitico antistante il muro orientale della fortezza. Sarebbe stato il suo punto di osservazione. Tranquillo e sereno, cosciente della propria forza, il guardiano cominciò a s

Gli archeologi

Il pomeriggio di un giorno qualunque, di un mese qualunque, di un anno qualunque,  nella mia terra,  la Sicilia. Tre età camminavano sul bordo di un dirupo che precipitava senza possibilità di salvezza, verso l'ignoto. I tre, immersi nell'aria trasparente come la sfera di cristallo di un indovino imbroglione, percorrevano antichi sentieri  tracciati dai  loro millenari  antenati. Tre  mondi  diversi, collegati  dall'amore per la loro isola e dalle comuni antiche origini, dialogavano senza alcuna interconnessione computerizzata mentre raccoglievano antiche tracce di storia, ormai dimenticata. L'orbita vuota di  un arcaico pozzo, di origine greca, li guardava dal profondo delle sue viscere che nascondevano il cadavere di un uomo inconsapevole testimone di vicende che non lo riguardavano.  I tre, curiosi, ricambiarono lo sguardo interrogandosi sulle necessità della gente che aveva utilizzato quell'antico manufatto e si avvicinarono. Intravidero, inorriditi,

Sogno

Aprì gli occhi, non ricordava più nulla del sogno appena fatto. Affiorato nella realtà, sprofondò nuovamente in un sonno affannato e ricominciò a navigare senza meta nel mare burrascoso dell'inconscio.  Vide una minuscola figura illuminata da un luce incerta, lentamente si recava verso il portone chiuso di una cappella posta in cima ad una ripida scalinata.  Luca si avvicinò perplesso rimanendo turbato dalla espressione severa  della piccola che, attingendo ad una sacca appesa al fianco, diffondeva nell'aria qualcosa che non era visibile ad occhio nudo. Spargeva i desideri inappagati di tutti gli uomini vissuti sulla terra dall'alba dei tempi. Incuriosito seguì la piccola che, aprendo la porta della cappella, gli permise di intravedere l'ambiente interamente affrescato con splendide immagini di Santi che avevano fatto la   storia  della Chiesa. Fu intimorito dalla bellezza e dalla spiritualità che pervadeva quel luogo e sconvolto ritornò indietro con la

Lonja de la seta

Luci riflesse, storia che attraversa il cristallo e si fissa negli occhi di chi guarda. Trasmissione quasi orale del passato che ci fa riflettere sul presente. Tesori d’arte conservati per noi. Sapremo noi adesso conservare uguali tesori per chi si avvicenderà nella vita?

L'urlo non è di Munch

Sono un amante dell’arte e della pittura e fino ad oggi pensavo che Munch avesse realizzato la massima espressione per quanto riguarda la raffigurazione della disperazione umana ma nel pomeriggio, freddo e ventoso di qualche giorno addietro, sono uscito per andare in centro e comprare un libro. Ha cominciato a piovere e la temperatura è scesa ancora di più e mentre camminavo gli occhi mi sono andati verso lui, “l’Urlo”, che assorto in chissà quali pensieri, senza badare alla pioggia che inzuppava i suoi miseri vestiti, recuperati chissà dove, camminava avvolto nella coperta dell’indifferenza guardandosi intorno, alla ricerca di chissà cosa.  I suoi piedi erano protetti da un paio di zoccoli di legno, si guarda ancora intorno e poi comincia a rovistare in un contenitore metallico dell’immondizia alla ricerca di miseri avanzi da mangiare.  Vedo che trova qualcosa che mette in bocca e comincia a masticare, poi rivolto al cielo lancia un urlo che mi fa stringere il cuore mentre l

Paese segreto

E’ quasi buio , il primo chiarore del mattino comincia ad accarezzare il piccolo “Paese segreto” mentre una nebbiolina copre ancora lo splendido scenario della vallata abruzzese. Si intravedono frettolose figure di donne che da differenti posti del paese, si avviano speditamente verso un’unica direzione, la sala comune della pro loco dove si compirà un rito antichissimo, si comincerà ad impastare il pane che sarà poi infornato in tre tornate successive nell’arco della giornata, nel forno comunale. L’evento è nell’aria, il grande giorno è vicino. Grandi ripiani di marmo vengono circondati dalle sapienti braccia delle donne del Paese Segreto che si avventano poderose per impastare contemporaneamente la pasta che dopo modellata in forme simili ad opere d’arte diventerà pane profumato e saporito. Anche la ragazzine più grandicelle sono presenti ed impastano per conto loro piccole forme di pane a cui danno le sembianze delle inizialo dei nomi dei fratellini o da regalare ai cug