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Algaria


Cammina verso di me con una strana andatura ondeggiante, come una barca in balia delle onde, va a destra e a manca, quasi assurdo nella sua drammaticità, sembra uno spaventapasseri sballottato dal vento in un campo arido e senza vita. Ha lo sguardo allucinato, la barba lunga e i capelli arruffati come rovi intricati lungo il bordi di un assolato viottolo di campagna.
Una busta di plastica in mano, praticamente tutto il suo avere su questo mondo, contenente poche povere cose. L’uomo cerca disperatamente di attraversare la strada, ma inutilmente perché nessuna macchina si ferma, nessuno bada a lui.
Zoppica come un animale ferito, si muove tale e quale ad un cane a cui abbiano appena azzoppato una zampa, grottesco nei suoi movimenti che lo portano avanti ed indietro con paura ed indecisione.
Penoso, perché praticamente invisibile ai più che affollano il marciapiede come cavalli con i paraocchi. Lo guardo affascinato e penso che nessuno potrà mai osservare fino in fondo la disperazione di un essere umano.
Ma ecco che mi osserva, da lontano, come se mi volesse rimproverare, «cosa guardi, cosa vuoi?, tu contempli il mondo dal balcone, io lo devo combattere ogni giorno in una lotta quotidiana che mi conduce verso il nulla ».
Lo seguo con lo sguardo e mi accorgo che prima di scomparire alla mia vista, perde dalla tasca posteriore dei pantaloni un foglietto piegato, forse dei soldi. Non se ne accorge e prosegue scomparendo.
Decido di scendere per recuperare quello che ha perduto quel pover’uomo e ridarglielo insieme ad una piccola elemosina, scendo giù per la strada.
Eccolo per terra, è un piccolo foglio giallo, non è una banconota come pensavo, mi chino e lo raccolgo accorgendomi con grande stupore che si tratta di un lettera, mi guardo intorno e non vedo più lo sfortunato che l’ha perduta.
Apro il foglio con grande emozione, cosa ci sarà scritto? Quante cose si possono capire della vita di una persona leggendo le righe di una lettera! Forse il destino ha voluto che questo manoscritto finisse tra le mie mani, messaggio lontano di un naufrago della vita…
E’ una calligrafia minuta ed elegante quella che descrive una storia d’amore segreta e di impossibile felice conclusione. 
Comincio a leggere quasi vergognandomi di profanare la sacralità di quell’amore.

“Palermo 18 Marzo 1926 
Adorato Ninni mio. Ieri sera potetti solo inviarti poche paroline data l’ora. Sono uscita di Chiesa alle 7,30 ed appunto per non farti rimanere senza notizie ho scritto dalla casa delle Algaria. Avevo portato con me il fogliettino, così riuscii a fare quello che desideravo. Di più, nella baraonda di quella casa non potei…ma comunque tu sei stato più fortunato di me…in quattro giorni hai sempre ricevuta la mia parola. Ma io? Eppure ne avrei tanto bisogno, quel timore mi tormenta incessantemente al punto di sentirmi veramente male. 
Ci mancava quest’altra tortura morale! Come rassicurarmi? 
Ninni mio bello ti farò male con le mie parole poiché solleverò un rimorso, ma immedesimati al mio caso, e troverai che ho tanta ragione. Celandoti quel che penso soffrirei di più.
Dimmi presto qualche cosa, fai che la tranquillità ritorni almeno in questo. Se stasera avrò il bene di avere tua, spero trovarvi buone nuove. Nella benedizione serale che chiude la predica, solamente te e mamma io raccomando. Siete gli unici miei tesori il mio tutto, ed è per voi che voglio felicità e benessere. 
Il reuma è passato? Come vorrei averti vicino per curarti…mah! Poi penso che forse ti ammaleresti di più… Non è vero tesorone? D’altro male peggiore ed al quale io non saprei porre rimedio. I giorni volano e mentre tu tornerai brevemente a me tremo per l’altro distacco più lungo, ed indeterminato… Cosa ci attende?… Non so avere pazienza e i nervi mi dominano sovranamente, distruggendomi. Ritornerò a te stasera stesso se avrò tua, scrivi scrivi mio poltrone piccino. Baciami come ti bacio qui fortemente Clara tutta tua”

Termino la lettura e mentre ripiego il foglio perduto da quello sfortunato, perverse sequenze di immagini fermate nel tempo mi fanno rivivere come in una reincarnazione i possibili accadimenti che lo hanno portato a consumare la propria esistenza sulla strada.
Quello sconosciuto è scomparso e forse mai più lo rivedrò.



Ps: conservo una lettera che ho trovato per terra tanti anni fa, lo scritto è vero, ho provato a fare delle ricerche anche tramite un quotidiano “Il centro” di Pescara che mi ha intervistato e dedicato una pagina intera ma non sono riuscito a trovare chi ha perso la lettera che risale al 18 marzo 1926. Novanta anni fa una storia d’amore è stata fissata nel tempo ed io l’ho incontrata.

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