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Visualizzazione dei post da 2016

Era Natale

Alle 11.20 del 25 dicembre 2016, giorno Natale del Signore, cadrà il primo anniversario della scomparsa di mio nipote Matteo, per lui giorno mortale. Come ha scritto Voltaire: ”La specie umana è la sola che sa di dover morire, e lo sa soltanto attraverso l’esperienza” Io non lo so come si muore, la morte l’ho solo sfiorata qualche volta nella mia vita, l’ho incontrata invece osservando la morte degli altri mentre si vive come se non si dovesse morire mai. Il Natale scorso ho avuto il privilegio, insieme a mia moglie Pia, di accompagnare mio nipote Matteo negli ultimi istanti della sua vita facendo compagnia a mia sorella Lucia, la madre, e mio cognato Filippo, il padre. Nel preciso momento in cui si sono fermate le macchine che tenevano in vita mio nipote da 38 giorni sospeso in una pseudo vita, è sembrato che si fermasse il mondo intero intorno a noi. Era Natale come un giorno qualunque in cui si muore e si nasce nella vita reale. Il viso pietrificato di mia sorella,

Una vigilia diversa

Non avrei mai pensato che potesse finire cosi… il giorno della vigilia di Natale che per molti è una notte speciale e santa. Ho fame ed anche questa volta non avrò la mia cena della vigilia. Non so che fare, non so dove andare, nessuno mi aspetta.  Ho una sola certezza, la passione per i libri che non posso comprare perché non ho una lira. Lo sapete che una volta avevo una bella biblioteca! ma… erano altri tempi.  Ho deciso, vado in libreria a curiosare e per stare a caldo, ecco che sfoglio i libri voracemente ma… ho fame, ho fame… non ce la faccio più! Prendo un assaggio e decido di andarmene.  Nell’uscirmene velocemente dal negozio sfioro lo spigolo del bancone.  Si lacera il giubbotto abbastanza rovinato.  Dallo squarcio scivolano in terra tre libri.  Mi inginocchio a raccoglierli con la testa che mi martella, TUM… TUM…  Li allineo sul banco della cassa come panini appena sfornati, potevano essere la mia cena natalizia.  La responsabile mi guarda incuriosita, so

L'11° Babbo Natale

Un sogno ha definito la nuova realtà della mia vita ma cominciamo dall’inizio…  Ero giunto dopo tanto camminare in un luogo con un cielo senza stelle che mi procurava un’angoscia indescrivibile. Il panorama era dominato da una villa dove, dal piano terra sfolgorante di luci, si sentivano provenire canti e suoni natalizi.  Mi avvicinai lentamente alla costruzione e da una delle finestre scorsi all’interno uomini panciuti in abiti rossi che danzavano attorno ad un albero sfavillante di luci.  Almeno credo, che quelli fossero uomini dal momento che io non ne avevo mai visti di persona… ma solo nelle illustrazioni dei libri natalizi. Quegli “esseri” apparivano al colmo di una felicità quasi diabolica.  Ma allora esisteva Babbo Natale pensai! Ne contai almeno dieci. Non resistetti. Ruppi il vetro della finestra ed entrai. Scorsi sui loro volti una smorfia, forse di sgomento o di sorpresa, non saprei. Poi, in preda a una specie di furia, tutti abbandonarono la sala che in breve re

Natali gemelli

Primo Natale: Siamo tutti in attesa dell’ennesimo arrivo di Gesù Bambino, tutti lo aspettano, con grande speranza mentre loro … Si muovono lentamente, immersi in un liquido viscoso che li tiene prigionieri ed impedisce loro di respirare la vita come noi. Vestiti pesantemente, in estate ed in inverno, dietro il loro sguardo spento nascondono segreti terribili sepolti in fondo al cuore. La loro voce è come una goccia d'acqua che rimbalza inutilmente, senza frastuono, nella nostra vita piena di inutili rumori. I loro ricordi, massacranti fardelli dell’anima, li perseguitano malignamente come cani rabbiosi mentre seduti sulle panchine dei parchi o nascosti nei punti più segreti della città, aprono i loro sacchetti di plastica pieni di oggetti solo ad essi comprensibili svuotandoli nel nostro mondo, immensa discarica di tristezza. La loro vita, fine a se stessa, questi sfortunati la regalano a noi annientandosi nel freddo e nella fame; e il mondo che gira veloce se la porta v

Belve insaziabili

Inerme ed impaurita, con le braccia alzate in  segno di resa, Valeria  aspettava la fine della sua giovane vita e non era come aveva immaginato.  Per la prima volta, dopo anni, recitava mentalmente una preghiera raccomandandosi al Signore.  Quante volte, mentre ballava in discoteca, in preda agli eccitanti che prendeva per avere una “Estasi” che non era certo mistica, aveva fantasticato sul suo futuro e si era convinta che le sarebbe piaciuto fare nuove esperienze in America Latina insieme alla sua amica Stefania, alla ricerca di nuovi mondi impossibili.  Quella maledetta estate partirono per il viaggio sognato in una terra per loro del tutto sconosciuta. Adesso tremava di  freddo malgrado il caldo soffocante e la paura regnava sovrana sulla strada che collegava  Santa Fè di Bogotà a Parate Bueno, il villaggio verso cui erano dirette.  Nei giorni precedenti il funzionario dell'ambasciata, mentre vistava i passaporti, aveva cercato di dissuaderle dall'intraprendere quel

L'Aquila lontana

La osservo mentre stancamente si mostra al mondo intero dopo essere stata violata, con grande difficoltà cerca di riprendersi e il mio sguardo scivola lentamente sui lineamenti delle sue architetture e sul suo volto che ha visto il passare dei secoli, immutabili specchi della sua storia.  Mi trovo innanzi ad una città a cui è dovuto un tale riguardo da spingere subito al galoppo i miei pensieri, qui ho fatto il servizio militare, qui ho portato poi i miei figli a passeggiare per godere di scorci architettonici unici e simili, se non più belli, a quelli di Firenze.  In Lei traspare prepotente, se pur tristemente nella sua incerta e quasi non voluta ricostruzione, una velata malinconia, quasi una meditazione sulla precarietà delle parole spese dai “grandi” della terra mentre facevano promesse poi non mantenute per ricostruire la sua vita.  L’Aquila dorme triste su un letto di promesse e mentre la guardo immagino, una persona dai capelli grigi e dal viso segnato dalla fatica, un

Ritorno alla vita

I grattacieli, arroganti e spietati si divertivano giocando con il destino dell’uomo sconfitto, non avevano fretta. Lui, ultimo guardiano “dell’equilibrio”, marionetta immobile, cosciente di avere perduto la battaglia, cominciava a concimare la terra con la propria carne. Il tempo avrebbe riportato l’armonia e già si sentiva nell’aria una dolce nenia. Erano gli alberi che ricominciavano a vivere.

Il portamatite

Non vedo l’ora che entri in classe, Lei, la Maestra, seduto sul mio banco di legno sono impaziente e guardo il calamaio di vetro pieno di inchiostro pronto a sporcare le mie dita. Eccola che entra, ci alziamo in piedi e salutiamo tutti: Buongiorno signora maestra, poi tutti seduti, e comincia il rito, per me ipnotico ed affascinante. Dietro la cattedra, che è posta su una pedana,  Lei ci guarda dall’alto con gli occhiali sulla punta del naso e poi, meticolosamente, silenziosamente, attentamente, compitamente, apre la sua borsa e comincia a tirate fuori tutta la sua attrezzatura per la giornata scolastica ed inizia a disporla lentamente, con gesti canonici e sempre uguali, ed ecco che compaiono come per magia: il portamatite di legno che dispone di fronte a lei, poi tira fuori le matite una ad una e le dispone in file parallele sul piano della cattedra, vicino dispone le due gomme da cancellare ed il temperamatite, prosegue compunta tirando fuori dalla borsa la penna stilografi

Cugini

Una giornata strana quella odierna, un filo sottilissimo lungo mille chilometri, quasi un richiamo subliminale, ha condotto Lilia in Sicilia, a Palermo, proprio oggi, 25 marzo, terzo mese dalla scomparsa di mio nipote Matteo cugino di Lilia. É un segno, è come se il cuginetto avesse tirato presso di se la cugina per sentirla cantare nella sua casa, Palermo. Segni misteriosi legano fratelli e cugini, io credo nei segni impercettibili che un ragazzo ha costruito per condurre la splendida musica di Lilia vicino a se. Per accompagnarlo nel suo sonno infinito proveniente da una “Passio” dolorosa come quella di Gesù Cristo. Penso che Lilia stasera farà il suo concerto più bello pensando al cugino che l’ascolta avvolto dalla madre terra. 

Il privilegio

“Mai nessuna notte è tanto lunga da non permettere al sole di sorgere”  C ome si fa a sopravvivere alla morte di un figlio? È la tragedia più grande che possa colpire la vita di una persona, un buco nero che resta dentro e scava ininterrottamente nell’anima, un dolore dal quale non ci si riprende mai, una ferita che non si chiude. Chi ha il privilegio di accompagnare qualcuno negli ultimi istanti della vita sa di entrare in una dimensione molto intima, chi vive gli ultimi istanti dell’essere umano che si spegne percepisce e prende dentro di se l’essenziale della vita di quella persona e la fa sua per sempre. Si può considerare privilegio assistere all’agonia del proprio giovanissimo nipote? Generalmente essere privilegiati significa avere tutte le porte aperte per la carriera, sedere in prima fila al teatro assistendo agli spettacoli più importanti, avere il tavolo migliore al ristorante e tante altre cose materiali. Il nostro privilegio, mio e di Pia, è stato la “chiamata