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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

Era mio zio

Attraversammo la Svizzera insieme tantissimi anni or sono, in macchina, lui guidava ed io parlavo parlavo e narravo di cose che lui non conosceva ma che voleva capire e mi interrogava «a che velocità viaggiano nello spazio i satelliti artificiali Concetto» ed io rispondevo «ad oltre quindicimila chilometri al secondo zio» e lui mi guardava per un attimo distogliendo lo sguardo dalla guida “possibile?” ed io spiegavo in modo semplice come funzionavano i satelliti ed i propulsori che li mettevano in orbita e come viaggiavano per opera delle diverse gravitazioni dei pianeti nello spazio. «Tu hai la fortuna di avere studiato e sai tante cose mio caro nipote, io no purtroppo ed ho fame di sapere, quindi durante questo viaggio ti chiederò tutto su ogni cosa e tu mi dirai quello che sai» ed io al suo fianco, contento, «si zio, tu sei il professore che chiede ed io lo studente che deve fare l’esame» e ridevamo… e lui fumava… tanto, troppo. Fu un viaggio bellissimo perché ebbi l’occ

L'ultimo blues

Fu il suono dell’ armonica che accompagnò il salto nel vuoto. L’interminabile tuffo lo portò nel fondo del suo mare e della sua vita giunta al termine. Il blues è nero ma il suo colore è rosso. Nel caldo dell’agosto di una terra non sua se ne stava accartocciato come una lattina di  birra vuota sulla brandina sudicia ad ascoltare rapito, nell’anima e nel corpo, le taglienti frustate della chitarra di Muddy Waters. La piccola baracca dove viveva, insieme ad altri amici di colore, pullulava di mosche e di blues che un vecchio mangianastri cercava di digerire per l’ennesima volta. Mistiche onde sonore lo trasportavano in una dimensione irreale, dove  tutto era musica vivida e calda, colorata  di rosso come il sangue che sgorga da un taglio netto. Ed era disperato. Accerchiato da un esercito inesorabile di centinaia di accordi, era sospinto irrimediabilmente verso un baratro mortale a cui non poteva resistere. E la perfida musica, lo prendeva al cuore facendolo pensare. S

Naufragio

S eduto sul bordo del cratere, al sicuro dentro la tuta spaziale, Limerick osservava sconsolato l'ormai inutile astronave. Naufrago, a causa di una tempesta magnetica che aveva messo fuori uso l'astronave, a mala pena era riuscito a governare fino al provvidenziale approdo su quello sconosciuto asteroide. Si mise subito a lavoro cominciando a redigere una mappa, con disegni molto dettagliati, che avrebbe inviato in una bottiglia di salvataggio ( in gergo, contenitore per l'invio di messaggi ) con un lancio nello spazio. Le coordinate registrate l'avrebbero condotta alla base madre. Ebbe un sobbalzo quando uno strano essere peloso, avvicinandosi incuriosito, guardò con il suo unico occhio lo strumento borbottando in una lingua sconosciuta verso Limerick che, pensando al suo cane, per levarselo di torno lanciò lontano una lattina vuota. L'essere, con uno scatto felino, balzò all' inseguimento dell'oggetto e ritornò poco dopo riponendolo ai piedi de

L'ultimo volo

Q uella che sto per confidarvi, ora che sono vecchio, è la storia segreta, triste e dolcissima, di un' aquila che si innamorò di una cometa. Conosco i fatti perché ebbi in quel tempo il privilegio di assistervi con gli occhi stupiti di bambino. Da piccolo, amavo osservare il volo dei rapaci che nidificavano sulle pareti rocciose delle montagne sovrastanti il borgo dove vivevo, nel Parco Nazionale D'Abruzzo. Nella immensità del cielo seguivo affascinato le evoluzioni dell'aquilotto mio preferito che avevo chiamato Nuvola. Era un uccello molto strano che se ne stava appollaiato, a contemplare l'incomparabile bellezza delle valli e dei fiumi che da quella quota, si mostravano quieti. Conoscevo bene il suo sguardo, introverso ed inquietante, quasi umano. Fu una mattina di aprile che gli osservatori del Parco, tutti miei amici, notarono la sua assenza nel posto prediletto, sul costone esposto ai venti; sotto l'ultimo  raggio di  sole, in fondo a destra guardando

Separè

Disteso di fianco sul letto nella penombra della camera ospedaliera guardo la parete sporcata da mille malattie. C’è una macchiolina, sembra un teschio, non riesco a sopportare la sua vista, sposto il comodino e lo copro al mio sguardo. Chiudo gli occhi per non vedere le pareti e il soffitto mal verniciato, si formano in continuazione orde di personaggi strani che mi inseguono ed io non voglio stare insieme a loro. Chiudo gli occhi e mi sembra di viaggiare ad alta velocità dentro un condotto poco più grande del mio corpo. Bam!!! Un rumore assordante mi riporta alla realtà, c’è vento, un forte vento che soffia dentro il corridoio, forse per portare via il dolore che ristagna in questi ambienti. No! un separè che era stato posto al fianco di un malato alloggiato nel corridoio per il troppo sovraffollamento è caduto per terra, nel corridoio, un separè per un poco di privacy. Vi siete mai chiesti quando vicende umane hanno visto i separè posti per difendere i malati allo sguard

Una guerra diversa

Scrutando l'orizzonte, dal ponte della nave che faceva rotta verso la ex Jugoslavia, nel freddo mare di Novembre, osservava come ipnotizzato il ripetersi mai uguale delle onde. Il viaggio si sarebbe concluso a Sebenico, ove gli sarebbe stata assegnata la sua destinazione operativa. Un turbine di pensieri lo riportò brutalmente indietro negli anni. Aveva fatto lo stesso viaggio con la sua famiglia, ed era stata una bella vacanza perchè girando in lungo ed in largo avevano scoperto un posto incantevole chiamato Trogir, un piccolo villaggio, che sorgeva su una isoletta, collegata da un antico  ponte  di  pietra  alla  terraferma. Ricordava anche, con nostalgia ed amarezza, la selvaggia bellezza del Parco Nazionale di Rijeca e la gioia stupefatta dei figli mentre guardavano le sette cascate scaricarsi alla fine della loro corsa nel fiume che lentamente si snodava verso il mare. Fu bruscamente richiamato alla realtà dal grido di un gabbiano che lo sfiorò mentre si tuffava  nel

La mia terra

C'erano i colori della campagna di Siracusa vicino alla casa della scogliera, a picco sul mare del Plemmirio, che scintillavano riflettendo la purezza dell'aria, e il balenare del mare, vicino, tanto da poterlo toccare allungando una mano.  Lontano abbastanza, guardando dall’alto della scogliera millenaria, c’era il rumore del risucchio nella caverna nel punto in cui l'acqua si riversava nell'interno affondando nel buio con l’impeto di un amante infuriato.  In quel punto, il faro era la sentinella muta di fatti e di eventi scolpiti nelle rocce.  Si avvertiva odore delle alghe, stridore di gabbiani, profumo di origano, sentore di morte e splendore di vita che evaporava al sole.  Le carcasse dei pesci sbattuti dalle mareggiate sulla scogliera si seccavano mentre i gabbiani banchettavano felici.  Le pozze di acqua marina formate sugli scogli erano ricoperte di sale disseccato e riflettevano il sole nel piccolo specchio immobile di acqua salata.  Acqua che si

Resurrezione

Il soldato presidiava sonnolento la porta del sepolcro che custodiva il corpo di Colui che si era immolato per la salvezza del genere umano. Tranquillo e sereno non aveva fretta, ed attendeva paziente le donne che sarebbero venute a venerare l’uomo che era stato Crocifisso. Accovacciato per terra l’uomo teneva tra le mani una lancia, che avrebbe scagliato contro eventuali fanatici simpatizzanti del morto; egli non si rendeva conto che il destino dell’umanità era rapportato a colui che giaceva dentro quel sepolcro: non voleva porsi interrogativi, tanto non sarebbe servito a nulla. Perso nei pensieri della sua esistenza, un torpore cominciò ad insinuarsi nella sua testa e cadde addormentato senza rendersene conto. Si svegliò dopo un sonno inquieto, aprì gli occhi ed intravide algide figure di donne che si profilavano a distanza. Si girò e si rese conto che la grande pietra che sigillava l’ingresso era rotolata: la porta era aperta. Chi aveva spostato il masso? Perché questa

Scrivere

E’ notte , cerco di mettere un po’ di ordine tra i fogli sparsi sulla mia scrivania, ne prendo uno con su scritto: “L'albero che modellava i sogni”, con attaccati altri fogli, tutti manoscritti di getto, li guardò senza leggerli, come ad immergermi nel nero delle parole, mi sento risucchiato dai ricordi, e cerco l’unica via di scampo: il sonno . Non so cosa sognerò questa notte, ma sono sicuro che il mio sonno sarà agitato, mi girerò e mi rigirerò nel letto, cercando una posizione comoda, rilassata, ma qualsiasi angolo del letto sono sicuro che mi porterà ansia mi spingerà a cambiare. Che scrittore scarso che sono, il suo protagonista sogna ed è agitato, e lui non riesce neanche a percepire cosa sta succedendo nella sua mente. Alle volte è difficile capire i propri personaggi mentre si creano, loro ti cominciano a dominare e quasi come delle persone estranee non c’è dialogo. Non so perché ma non voglio sentire cosa sto sognando, forse perché troppe volte non ho dormito dop

TAC in 3D

«Indagine effettuata signor Scandurra, si può alzare dal lettino». A quel punto ho riaperto gli occhi, il suono ritmico della TAC era scomparso e mi si è parato innanzi un mondo colorato, quasi una scenografia fatta di fumetti.  Non credevo ai miei occhi, era vero quindi che sarebbe potuto accadere se ci si fosse immedesimati troppo o fosse stata sbagliata la quantità del “ mezzo di contrasto non ionico ”.  Mi sono guardato attorno notando che le mie mani ed i miei vestiti sono diventati coloratissimi e i fumetti dei miei pensieri galleggiano per aria materializzati davanti ai miei occhi increduli.   So no di v en tat o un   carto ne an ima to! Tutto era cominciato a causa di problemi legati al mio cuore che si era scoordinato ed aveva bisogno di un controllo accurato per rimetterlo a posto tramite una indagine molto sofisticata da effettuare con una Tac di ultima generazione che avrebbe   ottenuto un “ imaging coronarico ”  rivelatore del problema nascosto.  Mi