Quella che sto
per confidarvi, ora che sono vecchio, è la storia segreta, triste e dolcissima,
di un' aquila che si innamorò di una cometa. Conosco i fatti perché ebbi in
quel tempo il privilegio di assistervi con gli occhi stupiti di bambino.
Da
piccolo, amavo osservare il volo dei rapaci che nidificavano sulle pareti
rocciose delle montagne sovrastanti il borgo dove vivevo, nel Parco Nazionale D'Abruzzo.
Nella immensità del cielo seguivo affascinato le evoluzioni dell'aquilotto mio
preferito che avevo chiamato Nuvola.
Era
un uccello molto strano che se ne stava appollaiato, a contemplare l'incomparabile
bellezza delle valli e dei fiumi che da quella quota, si mostravano quieti.
Conoscevo bene il suo sguardo, introverso ed inquietante, quasi umano. Fu una
mattina di aprile che gli osservatori del Parco, tutti miei amici, notarono la
sua assenza nel posto prediletto, sul costone esposto ai venti; sotto l'ultimo raggio di
sole, in fondo a destra guardando verso l'orizzonte, avrei detto, se me
lo avessero chiesto.
Da
quel giorno, malgrado numerosi appostamenti, nessuno lo vide più. Inutilmente
cercai di spiegare che, durante una magica notte, avevo visto l'aquilotto
unirsi ad una cometa e quindi volare insieme a lei. Naturalmente non fui creduto
e tutti pensarono che mi fossi inventato
la storia, ma non era così.
Rinunciai
quindi a raccontare che in seguito, dopo la congiunzione, alla cometa erano
spuntate due code simili alle ali di un volatile. Per chi non lo sapesse, in
quei giorni, nell'aprile del 1997, la cometa più bella
e luminosa che si fosse mai vista nell' universo intero, era apparsa nel
cielo. Ogni sera, gruppi di persone, si appostavano nei punti più scoperti
della montagna, per poter meglio osservare il fenomeno astrale; unico nella sua
indescrivibile bellezza data da una coda lunghissima e luminosa che la
avvolgeva come un manto surreale.
Tutti
ne parlavano e gli astronomi asserivano
che, dopo quel passaggio, sarebbe tornata vicino alla Terra dopo migliaia di
anni. Il re degli uccelli la vide e fu un amore repentino, senza nessun
ripensamento. Da quel momento, cominciò a corteggiare la cometa, portando ai
suoi piedi le prede più succulente della sua caccia ma lei, da altezze
inaudite, sembrava non lo
notasse nemmeno.
Nuvola
soffriva, si era innamorato di quel prodigio celeste approdato nel suo mondo
dalle profondità del cosmo, ed era pronto a tutto pur di
volare insieme a lei, per il
resto dei suoi giorni. Per molte notti restò insonne, cercando una pretesto per
avvicinarla, poi si convinse che dopo un lungo volo avrebbe potuto accarezzarla
sfiorandola con le sue forti ali.
Nessuno
aveva mai accarezzato una cometa, e
lui sarebbe stato il primo.
Cominciò
quindi a prepararsi interiormente al compimento dell'ardua impresa, le avrebbe
chiesto di vivere con lui nello spazio infinito. Domandò aiuto a tutti gli
animali del Parco, nella lingua del cielo, e le creature accolsero la sua
richiesta all'unisono.
Nel
buio, custode di mille segreti, cominciarono a levarsi misteriosi segnali verso
la cometa che, volava lontanissima. Ed ecco che accadde l'inspiegabile.
Accogliendo
le suppliche, di coloro che rappresentavano l'essenza totale di ogni cosa
creata, la cometa si avvicinò al costone dove Nuvola, felice ed incredulo, la stava aspettando. Io, nascosto
nei pressi della grotta che utilizzavo come osservatorio, vidi le due creature
guardarsi e restare vittime inconsapevoli di un amore sconfinato che li avrebbe
legati per sempre.
Il
rapace disperato, presagendo che non avrebbe potuto seguire l'amata nella sua
corsa attraverso gli spazi siderali, scelse di morire e con una repentina
virata si diresse verso il nucleo dissolvendosi definitivamente dentro di lei.
Fu
il suo ultimo volo.
Quale
fine migliore per un innamorato, annientarsi completamente dentro il corpo di
colei che si ama. Ancora adesso, a distanza di anni, non riesco a credere a
quello che vidi. La cometa riprese il volo verso le profondità inesplorate
dell'universo, come aveva sempre fatto dall' inizio di tutte le cose. Questa volta però era avvolta
da due splendide code, somiglianti alle possenti ali di un predatore, che la
fecero saettare decisa verso una meta
lontana. Fu osservata da ogni angolo della terra e per un breve attimo, il
nucleo parve evocare il diafano volto di una donna. Nessuno seppe mai spiegare
il prodigio.
Ecco
cosa ebbi la fortuna di vedere in un momento bellissimo della mia esistenza;
ecco cosa può intimamente provare chi si accontenta di godere di piccole cose
ormai in disuso. «Quali?», vi starete chiedendo «il quieto osservare della vita
e delle sue vicende, magiche ed invisibili, nascoste agli occhi di chi si
ostina a non voler vedere».
Sono
certo che in questo momento, i due, staranno volando felici verso l'ignoto e
penso che ripasseranno un giorno da queste parti. Io per non sbagliare, ogni
anno, nei primi giorni di aprile, scruto il cielo notturno. Quel meraviglioso
corpo celeste, ancora in viaggio verso sconosciute galassie, tornerà fra
quattromila anni, ma...
forse io non
ci sarò!
Copyright Concetto Scandurra © 2012
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