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Visualizzazione dei post da novembre, 2016

Belve insaziabili

Inerme ed impaurita, con le braccia alzate in  segno di resa, Valeria  aspettava la fine della sua giovane vita e non era come aveva immaginato.  Per la prima volta, dopo anni, recitava mentalmente una preghiera raccomandandosi al Signore.  Quante volte, mentre ballava in discoteca, in preda agli eccitanti che prendeva per avere una “Estasi” che non era certo mistica, aveva fantasticato sul suo futuro e si era convinta che le sarebbe piaciuto fare nuove esperienze in America Latina insieme alla sua amica Stefania, alla ricerca di nuovi mondi impossibili.  Quella maledetta estate partirono per il viaggio sognato in una terra per loro del tutto sconosciuta. Adesso tremava di  freddo malgrado il caldo soffocante e la paura regnava sovrana sulla strada che collegava  Santa Fè di Bogotà a Parate Bueno, il villaggio verso cui erano dirette.  Nei giorni precedenti il funzionario dell'ambasciata, mentre vistava i passaporti, aveva cercato di dissuaderle dall'intraprendere quel

L'Aquila lontana

La osservo mentre stancamente si mostra al mondo intero dopo essere stata violata, con grande difficoltà cerca di riprendersi e il mio sguardo scivola lentamente sui lineamenti delle sue architetture e sul suo volto che ha visto il passare dei secoli, immutabili specchi della sua storia.  Mi trovo innanzi ad una città a cui è dovuto un tale riguardo da spingere subito al galoppo i miei pensieri, qui ho fatto il servizio militare, qui ho portato poi i miei figli a passeggiare per godere di scorci architettonici unici e simili, se non più belli, a quelli di Firenze.  In Lei traspare prepotente, se pur tristemente nella sua incerta e quasi non voluta ricostruzione, una velata malinconia, quasi una meditazione sulla precarietà delle parole spese dai “grandi” della terra mentre facevano promesse poi non mantenute per ricostruire la sua vita.  L’Aquila dorme triste su un letto di promesse e mentre la guardo immagino, una persona dai capelli grigi e dal viso segnato dalla fatica, un

Ritorno alla vita

I grattacieli, arroganti e spietati si divertivano giocando con il destino dell’uomo sconfitto, non avevano fretta. Lui, ultimo guardiano “dell’equilibrio”, marionetta immobile, cosciente di avere perduto la battaglia, cominciava a concimare la terra con la propria carne. Il tempo avrebbe riportato l’armonia e già si sentiva nell’aria una dolce nenia. Erano gli alberi che ricominciavano a vivere.

Il portamatite

Non vedo l’ora che entri in classe, Lei, la Maestra, seduto sul mio banco di legno sono impaziente e guardo il calamaio di vetro pieno di inchiostro pronto a sporcare le mie dita. Eccola che entra, ci alziamo in piedi e salutiamo tutti: Buongiorno signora maestra, poi tutti seduti, e comincia il rito, per me ipnotico ed affascinante. Dietro la cattedra, che è posta su una pedana,  Lei ci guarda dall’alto con gli occhiali sulla punta del naso e poi, meticolosamente, silenziosamente, attentamente, compitamente, apre la sua borsa e comincia a tirate fuori tutta la sua attrezzatura per la giornata scolastica ed inizia a disporla lentamente, con gesti canonici e sempre uguali, ed ecco che compaiono come per magia: il portamatite di legno che dispone di fronte a lei, poi tira fuori le matite una ad una e le dispone in file parallele sul piano della cattedra, vicino dispone le due gomme da cancellare ed il temperamatite, prosegue compunta tirando fuori dalla borsa la penna stilografi