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Visualizzazione dei post da luglio, 2012

I Calafatari

Sono qui, davanti al mio computer, mentre scrivo un nuovo racconto. Tutto intorno è silenzio, silenzio e quiete. Angoli di polvere e di buio mi circondano, non un sospiro nella stanza, tutto nella mia mente, un rumore sordo si avverte solo quando sbatto il pugno forte sul piccolo scrittoio, che richiama nell’assoluta semplicità un arredamento quasi francescano, da uomo di preghiera. Il mio gesto di stizza ha provocato il crollo di una pila di libri e fogli di carta, pieni di numeri e frecce che formano una specie di diagramma di flusso. Sono a corto di parole. Inizio sempre così i miei tentativi di scrittura, il protagonista dei miei racconti finisce irrimediabilmente a fare un viaggio nella mia mente, poi trova la porta della memoria e la domanda è: “si entra o si è appena usciti ?” In un testo normale questa piccola amnesia sarebbe risolta dal solo retrocedere di una pagina, sbirciando le ultime righe, ma non nel mio racconto siciliano. Sono frastornato, certi giorn

Il sogno, la luna, le stelle

Succede che ad un certo punto ti ritrovi solo con il tuo sogno , hai perso tutto quello che avevi e non ti resta che questo, il sognare, che custodisci come in una cassaforte dentro di te. Poi, a poco a poco, ti accorgi che il sogno è anche sofferenza ed impari ad accettarlo perché fa parte di te. Succede che non trovi più il tuo sogno e non sai nemmeno dove sia finito, se esiste ancora o se è morto, schiacciato da un peso impossibile da sopportare. Succede che certe volte accadono cose, che ti fanno pensare di vivere in un altro mondo. Un mondo onirico, irrazionale, diverso. Come se la realtà fosse sparita. Come se tutto il resto non avesse senso. E a quel punto ti chiedi perché mai sei lì. Ti chiedi come possa accadere una cosa simile a uno che ha sempre vissuto normalmente. Che per tutta la vita è rimasto nella piatta normalità. Che ha sempre cercato di fare la cosa giusta, senza mai azzardare nulla. E ti domandi se non ci sia forse un errore. Se quella geniale struttu

Era mio nonno

Ho sempre visto la foto di nonno Giuseppe Ferro dal basso, a casa di nonna mi guardava dal quadretto appeso al muro ed io vedevo la croce di guerra di metallo scuro e mi faceva paura.  Guardavo la nonna sempre vestita di nero incornicata dai suoi capelli bianchi testimoni di tanti dolori.  Non capivo ma mi chiedevo…poi aspettavo il giorno dei morti, il giorno che per noi bambini siciliani è particolare perché la mattina trovavamo i regali lasciateci dai nostri morti.  Ed io pensavo al nonno che non avevo mai conosciuto.  Quando andavamo al cimitero guardavo la lapide posta in alto ed io dal basso ero incuriosito da quel volto stampato nell’ovale di ceramica…ed i capelli di nonna diventavano sempre più bianchi.  Mi sono sempre chiesto com’è un nonno che non conosci, adesso lo so, è un uomo semplice che ha donato la vita per la sua patria salvando i suoi uomini mentre la morte lo aspettava al varco.  Gli eroi sono i semplici, non le persone complicate, gli eroi ragi