Sono qui, davanti al mio computer, mentre scrivo un nuovo racconto. Tutto intorno è silenzio, silenzio e quiete. Angoli di polvere e di buio mi circondano, non un sospiro nella stanza, tutto nella mia mente, un rumore sordo si avverte solo quando sbatto il pugno forte sul piccolo scrittoio, che richiama nell’assoluta semplicità un arredamento quasi francescano, da uomo di preghiera. Il mio gesto di stizza ha provocato il crollo di una pila di libri e fogli di carta, pieni di numeri e frecce che formano una specie di diagramma di flusso. Sono a corto di parole. Inizio sempre così i miei tentativi di scrittura, il protagonista dei miei racconti finisce irrimediabilmente a fare un viaggio nella mia mente, poi trova la porta della memoria e la domanda è: “si entra o si è appena usciti ?” In un testo normale questa piccola amnesia sarebbe risolta dal solo retrocedere di una pagina, sbirciando le ultime righe, ma non nel mio racconto siciliano. Sono frastornato, certi giorn
e le storie che incontra