Rapido
come una freccia in cerca della preda, il piccolo ago attaccato al pantografo
impazzito, attraversava la carta sotto un cielo non stellato e sopra una rotaia
computerizzata parallelcurvoperpendicolare conducente verso il nuovo simil
abitante dal cuore stanco che si aggirava nella città deserta.
L'uomo
fuggiva terrorizzato spingendo al massimo la velocità del mezzo con mille
battiti ma lo ripresero. Non si era ancora assuefatto alle sembianze degli
abitanti di "Città X" che, provenendo dal paralleluniverso confinante
bidimensionale, erano ombre astratte ticchettanti.
I tre
cardiologi, cranioprominenti fisicamente fusi, cercarono disperatamente di
attirare l'attenzione dell’uomo, con un cenno dell'unica mano sinistra
disponibile, ma non ci fu verso.
A lui,
il suo cuore piaceva e non lo avrebbe barattato.
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