É la mattina del giorno dei morti ti svegli e trovi del pane caldo "cunzatu" con olio, sale e origano, e mentre mangi guardi sotto il letto per vedere se ci sono le scarpe nuove piene di dolcetti, “ossa i mortu” e qualche regalino lasciato dai defunti della casa che hanno visitato per rivedere i cari in vita, particolarmente i più piccoli, come noi.
Era così la “Festa dei Morti”, a Siracusa, nella mia terra ed ancora adesso in buona parte è così, nelle famiglie che tramandano la storia della propria vita.
Correvamo poi, noi ragazzini, lungo le vie sterminate del cimitero, con gli altri compagni, mentre le famiglie in gruppo andavano cercando le tombe dei propri cari per poi arrivare sul posto e cominciare a deporre i fiori e le immagini sacre.
Non erano cerimonie tristi, noi ridevamo e giocavamo ma nello stesso tempo guardavamo con rispetto e curiosità le immagini di nonni mai conosciuti perché morti in guerra o di zii che ci avevano cresciuto con affetto.
I nostri genitori ci lasciavano fare e noi conservavamo il loro dolore in una memoria che sarebbe affiorata con il tempo, è così è stato.
La foto e la lapide che resterà sempre immutata nella mia memoria è quella del nonno che non ho conosciuto, nonno Ferro, il nonno materno, ho sempre visto la sua foto dal basso, appesa al muro,a casa di nonna, mi guardava dal quadretto ed io vedevo la croce di guerra di metallo scuro e mi faceva paura.
Ed io guardavo la nonna sempre vestita di nero incorniciata dai suoi capelli bianchi, testimoni di tanti dolori mai raccontati.
Non capivo e mi chiedevo, poi aspettavo il giorno dei morti quando andavamo al cimitero ed io guardavo incuriosito quel volto stampato nell’ovale di ceramica, accarezzavo con gli occhi il volto di nonno ed i capelli di nonna che diventavano sempre più bianchi.
Un dolore immutato.
Mi sono sempre chiesto com’è un nonno che non conosci, adesso lo so, è un uomo semplice che ha donato la vita in guerra salvando i suoi uomini mentre la morte lo aspettava al varco.
Gli eroi sono i semplici, non sono persone complicate, gli eroi ragionano con il cuore, non con la testa.
Adesso, con il tempo, i cari scomparsi sono divenuti sempre più numerosi ed a loro si sono aggiunti anche mio padre e mia madre e sinceramente preferisco portare fiori ai morti e parlare sempre di loro per mantenerli in vita nella memoria piuttosto che esorcizzare la morte, immutabile e certa, con delle feste come Halloween, piene di una allegria che non lascia niente dentro, anzi lascia qualcosa.
Forse la morte della memoria.
Si,Concetto. Gli eroi sono semplici e ragionano col cuore. Non è mai tardi per ringraziare un post come questo. Cos'è il tempo se non esserci quando il momento giusto arriva a creare un nuovo filo di pensiero?.. Mirka
RispondiEliminaGrazie Mirka, le tue parole sono sempre mirate e "giuste" perchè provengono dalla tua grande interiorità.
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