A volte, camminando lungo le strade osservo i fatti che avvolgono ogni singolo essere, fatti che ai più sfuggono per troppa fretta o perché non si ha voglia di accarezzare con lo sguardo i propri simili.
A volte, passeggiando lungo la riva del mare osservo le onde incresparsi, piegate dal vento e i gabbiani che sfiorano appena l’acqua e poi tornano in volo e quelli che se ne stanno tranquilli sugli scogli a osservare me che li guardo.
A volte i miei occhi vagano oltre l’orizzonte per riuscire a scoprire un mondo senza tempo.
A te che leggi queste mie parole, io dico ciò che faccio quando non ho nulla da fare e lavoro di fantasia.
Se mi sento contento per un niente, o un niente mi ha distrutto la giornata, allora le mie dita scorrono veloci su un pezzo di carta alla guida di una penna e poi sulla tastiera di un computer per trascrivere qualsiasi sensazione.
Cosi nascono le storie.
Quando il sogno o il fatto accaduto è ancora vivo, fermo l’immagine per poi traformarla in parole perché tra la fantasia e la realtà ci passa un abisso, ma spesso tra sogni e realtà c’è uno strato così sottile di nebbia che non solo ci puoi veder dentro, ma se non stai attento rischi perfino di caderci.
Io spesso precipito dentro i sogni e poi cerco di uscirne fuori scrivendo una storia.
Non so cosa ho sognato stanotte, mi giravo e mi rigiravo nel letto, cercando una posizione comoda, ma qualsiasi posizione scegliessi non andava bene.
Che scrittore scarso che sono, solitario protagonista di sogni agitati, non riesco neanche a percepire cosa succede nella mia mente mentre faccio nascere le storie che vi sto per raccontare.
Forse il miracolo della scrittura è proprio in questo mischiare le carte della realtà albeggiata dalla premonizione di un sogno creandoglile ali della vita.
RispondiEliminaCiao scrittore.Un abbraccio anche se semplicemente virtuale.Mirka