Amo l’Abruzzo, una regione
che mi ha dato il lavoro e la famiglia, leggere che a breve si comincerà a
girare una fiction sulla immane tragedia che si è abbattuta a Rigopiano mi
sembra una grave mancanza di rispetto verso il dolore ancora fresco e da
metabolizzare dei familiari delle 29 vittime.
A Rigopiano ci andavamo a fare pic
nic con i figli e raduni scout in occasioni speciali, è un luogo molto bello e
tra i boschi è nascosto un cippo che commemora un pilota da caccia precipitato
con il suo F 104 a causa di una manovra errata.
Amo l’Abruzzo, una regione
che ultimamente è stata colpita da ogni sorta di calamità naturale che hanno
provato duramente tutte le strutture preposte agli aiuti e l’anima delle
persone già accoltellata selvaggiamente da terremoti infiniti e distruttivi. Il
turismo è in ginocchio, decine e decine di piccoli borghi, dei quali molti non
conoscono nemmeno l’esistenza, sono ormai quasi disabitati a causa delle
migliaia di abitazioni inagibili, la vita è molto dura tra le montagne e
nessuna fiction potrà mai rendere reale una realtà già disastrosa.
Amo l’Abruzzo, e un dolore
ancora fresco dovrebbe far pensare ad un rispetto “forte e gentile” verso i
sopravvissuti alla tragedia di Rigopiano e principalmente ai bambini ed in
special modo chi è rimasto orfano.
Amo l’Abruzzo e
volontariamente ho evitato di fare i nomi dei sopravvissuti e dei morti, a
causa della valanga e di errori umani decennali, perché malgrado io abbia
sangue siciliano nelle mie vene ho anche sangue abruzzese che pompa nel mio
cuore e noi preferiamo adesso come facevano i greci nei momenti del dolore,
ricoprirci la testa con un mantello di ricordi per onorare chi è scomparso.
Dopo, dopo un tempo giusto,
si procederà al racconto e all’onore nei modi dovuti e penso che i libri siano
più giusti che una fiction che nell’arco di quattro puntate svanirà.
Amo l’Abruzzo ed il racconto
scritto resterà per sempre nel cuore di chi lo leggerà e penserà agli
scomparsi.
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