Era lei che aveva voluto mostrarsi a me, era lei che sentendosi protetta da un cielo nero e butterato da nuvole inquietanti aveva mostrato l'enorme cavità che mi avrebbe condotto al ritrovamento del 'Sacchetto delle origini'... ma andiamo con ordine.
Fino da quando ero bambino avevo sempre sentito strane leggende intorno all'esistenza di una grotta che ciclicamente compariva e scompariva alla vista di coloro che si erano avventurati nel bosco alla ricerca di tartufi e radici di genziana. I vecchi del paese raccontavano che alcuni erano scomparsi dopo essersi avventurati all'interno della cavità apparsa momentaneamente e poi scomparsa dopo avere inghiottito al suo interno gli sventurati curiosi.
L’evento soprannaturale era preannunciato dall’apparizione di un sentiero che si insinuava, in mezzo al bosco intricato, con la grazia malefica del procedere di un serpente in caccia di prede da ingoiare lentamente ed inesorabilmente.
Oggi io mi trovo con una cartina topografica militare in mano, per verificare le coordinate avute all’inizio della mattinata quando è iniziato il tutto. In questo preciso momento mi dovrei trovare presso La casa delle stelle, un rifugio a circa 900 metri di quota, ricavato da una antica costruzione di origine medioevale risalente al 1200 circa.
In questi nostri tempi va di moda organizzare dei finti giochi di guerra, al fine di saggiare le capacità decisionali ed organizzative dei manager delle grandi multinazionali.
Io sono uno di loro.
Io mi sono perduto.
Io adesso mi trovo all’interno di una cavità buia come i ricordi che non si desidera vengano a galla ed intravedo solamente una strana, blanda luminosità che mi riporta ai fuochi fatui di cui sentivo parlare nei racconti di mio nonno quando, sornione, voleva impressionare noi nipoti con le sue inverosimili leggende che lo riguardavano.
Esito nel procedere immerso nel buio (ma è il buio della mia chiusura al mondo?) mentre una voce lontana canta un’antica ‘ninna nanna’, cantata da una voce ormai dimenticata, mi riporta agli albori della vita senza i filtri che l’esistenza mi ha costruito attorno;
Dov’è il sonno che tarda e non viene?…
Qualche figlio di re se lo trattiene?…
Ninnananna: me’ figghiu mi ridi,
vôli ‘a naca ammenzu li nidi.
Ninnananna: mio figlio che piange
Vuole la culla in mezzo agli aranci.
Ninnananna, la ninna e la nanna:
‘ddurmiscilu tu, matri sant’Anna!
Io so il significato nascosto della ninna nanna, fatta di parole antiche, che porta con se il fascino misterioso delle antiche origini, simile alla ‘Cialoma’ che conduce i tonni alla mattanza...
Dove mi porterà questa nenia ipnotica come lo sguardo del serpente che fissa negli occhi la sua preda?
Non riesco a capire se sono preda o predatore perché in fondo, immerso nel buio, non ho paura e sono pronto ad affrontare ciò che è approntato per riuscire a riportare alle origini il mio essere ormai spento…
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